Convento Monte Carmelo

Qui ad accoglierci troviamo padre Lorenzo, dell’ordine dei Carmelitani Scalzi, giovane e con tanta voglia di raccontarci la sua quotidianità all’interno delle imponenti mura del convento.

La nostra visita ha inizio dall’ accesso posto alla destra del portone principale dove il “citofono” è ancora un antico tirante che manovra una campanella di ottone. Una targa mette in evidenza l’appartenenza del complesso all’albo dei Monumenti Nazionali, risalente al 1609. Il convento fa parte di un lascito da parte della famiglia Doria, Principi di Loano, che ne furono proprietari per alcuni secoli. Tra l’ottocento e il novecento fu una casa di noviziato mentre attualmente è adibita principalmente a luogo di preghiera. Vantando al suo interno un orto, vari terrazzamenti, un vigneto e un piccolo oliveto si è costituita l’omonima azienda agricola, principale reddito di sussistenza per la comunità di frati che ivi dimorano, 5 per l’esattezza.

Padre Lorenzo ci esorta ad entrare per godere della frescura sotto i portici che racchiudono il magnifico chiostro. Un giardino abbondante di fiori, erbe aromatiche, alberi e piante grasse che invitano l’ospite a trovar pace.

Padre Lorenzo ha una voce pacata e un sorriso buono, il profumo della limoncina e la vista sul rigoglioso giardino ci fanno dimenticare di essere in una località turistica nel periodo più affollato.

Il piano terra, dalla disposizione a ferro di cavallo, è luogo di ritrovo ed il chiostro è la parte centrale ove si snoda la vita monastica. Ci troviamo circondati da colonne in pietra di Verezzi le cui arcate sorreggono un camminamento interno che conduce alle cellette dei frati. Alzando gli occhi verso il cupolone, scorgiamo su tre lati del convento, nord, ovest ed est, tre bellissime meridiane, volte ad indicare l’ora a seconda di dove volge il sole. (Mattino, pomeriggio e sera).

Al centro del giardino, a completare la perfetta la geometria del luogo, troviamo una fonte ottagonale. Tipica dell’era romanica della quale fa parte, la troviamo colma d’acqua e di ninfee bianche in fiore, al centro svetta una pietra calcarea, probabilmente piedistallo di immagini votive.

Ci dirigiamo ora verso sud, oltrepassando la fontana, percorriamo il viottolo attorniato da diverse varietà di fiori e varcato un secondo portone ecco davanti a noi, l’orto.

Frutto della dedizione da parte di due monaci ottantenni, rimaniamo meravigliati dalla varietà delle colture che sono dislocate in quattro quadranti, divisi a due a due a seconda delle mansioni e le preferenze dei monaci stessi. C’è che predilige zucche, carciofi e alberi da frutto e chi invece si dedica agli agrumi, piante orticole ed erbe aromatiche.

I frutti del loro prezioso lavoro verranno poi trasformati in confetture, saponi, olii essenziali e creme.

Addentrandoci all’interno dell’orto seguiamo il camminamento sotto le magnifiche topie cariche di innumerevoli grappoli di diverse varietà di uva per le quali padre Lorenzo ci indica gli usi principali.

Continuiamo la nostra visita attraversando un altro terreno di compendio del monastero che in tutto vanta appezzamenti per quasi 3500 metri quadri. In questa parte ammiriamo la dedizione centenaria alla coltura dell’ulivo e alla vite, dalla quale viene prodotto un ottimo vermentino ligure, fantastico da abbinare ai piatti della nostra tradizione. Alcune galline razzolano nel recinto mentre il gallo comunica a gran voce la nostra presenza.

La prospettiva che abbiamo da questa angolazione vede da una parte la navata ovest della chiesa e dall’altra la vetta imponente del Monte Carmo. Padre Lorenzo ci accompagna ancora tra alcuni casotti dedicati al rimessaggio dei mezzi di lavoro usati in campagna da una cooperativa che li aiuta per i lavori agricoli più faticosi e nel frattempo ci racconta la sua storia. Una vocazione, la sua, nata da bambino, quando alla tenera età di 10 anni, ammirando la felicità negli occhi del parroco del suo quartiere, decide di seguirne le orme e « vivere felice anche io come lui ». Siamo stupiti e davvero commossi, raramente capita di conoscere anime così chiare e pure negli intenti. Cresciuto nella periferia di Milano, passa l’adolescenza ad Arenzano per giungere, due anni or sono, nella realtà loanese. Il suo racconto ci accompagna fin ai piani alti del convento dove ci mostra una chicca legata ai signori del tempo. La partecipazione alla messa da parte dei reali, ci svela, avveniva mediante una finestra interna che si affaccia direttamente sull’altare, un modo unico e riservato per non interagire con il popolo e dove aspettare il parroco anche per prendere la comunione.

La scalinata prosegue ancora di un piano e attraverso una veranda si esce fuori su di un terrazzo molto ampio che ci fa godere di una vista a 360° sul golfo ligure da una parte, sul castello Doria (visitabile nelle giornate organizzate dal FAI) e sulle montagne retrostanti.

La nostra visita si conclude presso il negozio “Gli Orti del Carmelo” dove potrete trovare tutto quello che i monaci producono qui e nel convento di Arenzano. Alcuni articoli sono sapientemente confezionati e lavorati da aziende specializzate del settore che valorizzano tutta la qualità delle materie prime e la passione che i carmelitani trasmettono.

Fonte: Due zaini e un camallo.