Museo Orologio da Torre Bergallo

Un luogo che non abbiamo attraversato nel nostro itinerario è la frazione di Bardino Nuovo, ma lo facciamo ora e in grande stile!

E’ proprio qui, nel cuore della Val Maremola, che ha sede un museo singolare, dove ore, minuti e secondi vengono ancora scanditi da sonori ticchettii del passato.

Siamo nel regno del tempo, nel museo dedicato agli orologi da torre Giovanni Battista Bergallo.

Un museo di quelli che sai che esistono ma dove non si è mai entrati; questo vale per noi di Due Zaini e Un Camallo per lo meno ma siamo certi che anche per molti di voi sia lo stesso.

Ad accoglierci c’è il signor Sergio Bendo, curatore dell’esposizione museale, ultima pietra miliare in grado di raccontarci in maniera precisa e appassionata questo mondo. Il primo passo da percorrere è capire chi era G.B. Bergallo e Sergio ce ne parla con un velo di nostalgia: “Giovanni era un visionario, una persona intelligente e appassionata, amava ogni cosa che riguardava la meccanica e l’ingegneria. Studiava e si interessava di continuo al mondo che ruotava, nel vero senso della parola, attorno agli ingranaggi.

Era un tipo che usciva poco e che trascorreva quasi tutto il suo tempo in bottega, dove affinava le tecniche per realizzare al meglio le sue creazioni, rendendole moderne e all’avanguardia.

Non era sempre capito dalla gente ma non se ne curava; tutto quello che abbiamo raccolto qui è solo grazie alla sua caparbietà e, diciamolo, alla sua generosità”.

Sergio e Giovanni Battista erano molto amici ed è proprio durante la vita trascorsa insieme che il sapere dell’orologiaio comincia a scorrere nelle vene di Sergio. Oggi è proprio lui ad occuparsi della manutenzione dei meccanismi e tutto quello che ci farà vedere lungo il percorso nel museo, è stato sistemato, lubrificato, collaudato e messo in funzione dalle sue sapienti mani. Prima di entrare a visionare l’esposizione che, con ben 11 sale disposte su due piani, conta 50 esemplari di orologi da torre, Sergio ci accompagna in un laboratorio adiacente al plesso.

“Questa è la stanza dove mi sono preoccupato di restaurare ogni singolo meccanismo presente al museo” ci indica con fierezza alcuni manufatti spiegandoci alcuni meccanismi basilari per ottenere un sistema perfettamente funzionante. Ci colpiscono alcuni pezzi sparsi su di un tavolo da lavoro segnato dal tempo, dove ha trascorso ore ed ore nel tentativo, brillantemente riuscito, di riportare a nuova vita pezzi risalenti ai primi del Novecento. Entriamo così nel cuore pulsante del museo, la sala principale, o sala degli eventi, dove il pezzo forte è un grande orologio a tre treni, in grado di riprodurre – quando collegato alle campane – diverse melodie. Ci sentiamo dei piccoli esploratori perchè non avremmo mai pensato che questo mondo potesse rapirci così. Inutile dire che in ogni luogo in cui veniamo accolti come ospiti, se a rapportarsi con noi sono persone che hanno dedicato e che dedicano tutt’ora la propria vita ad una passione, è impossibile non emozionarsi, immergendoci a capofitto nel loro mondo. Speriamo sempre che, leggendo i nostri articoli, possiate visualizzare Sergio e tutti gli altri di cui vi abbiamo raccontato la storia! Durante la visita ci raggiunge Federica Bosio, consigliere del comune di Tovo San Giacomo, resta in silenzio compiaciuta ad ascoltare storie che probabilmente conosce già. Lungo il percorso di visita ci spostiamo da una sala all’altra udendo i ferri battere sugli ingranaggi nel magico atto di scandire i secondi, i minuti, le ore. Ad impreziosire la collezione degli orologi provenienti dalla donazione della famiglia Bergallo, sono molteplici i macchinari e gli strumenti di lavoro utilizzati dal maestro orologiaio durante il lungo periodo di attività: oltre a piccole parti di minuteria, si annoverano parecchi meccanismi e componenti come ruote, pignoni, perni, fiancate, lancette, carrucole, numeri e pesi di orologi da torre. Si trovano anche pendole e orologi provenienti da abitazioni di nobili, che si potevano permettere il lusso di disporre di tanta tecnologia (si tratta di donazioni private). Giovanni Battista Bergallo costruì orologi da torre nel periodo storico compreso fra il 1860 e il 1980 nella sua casa-officina di Bardino Nuovo in via San Sebastiano, dove si svolse tutta la fiorente attività manifatturiera. Figlio d’arte iniziò la sua carriera come produttore di meridiane ma la sua passione sfrenata per la meccanica lo rese celebre come artigiano specializzato. Nel complesso si annoverano opere commissionate in tutto il Ponente ligure, il basso Piemonte, la Valle d’Aosta, la Valtellina e quella più lontana, nella Parrocchiale di Santa Cruz, in Patagonia. In una sala al primo piano sono esposte alcune immagini che ritraggono Bergallo all’opera e alcune teche contengono appunti ed “istruzioni” riguardanti i suoi lavori. Dovete sapere che al momento della sua morte, avvenuta nel 1996 all’età di 92 anni, senza lasciare eredi che potessero continuare l’attività artigianale, venne donato al comune anche tutto il materiale iconografico e documentario come appunti di lavoro, conti, preventivi, a completare ed impreziosire la testimonianza della sua vita lavorativa. Il museo venne istituito proprio nel 1996 e poi inaugurato il 7 aprile del 1997. Al momento dell’inaugurazione, il museo era il primo del suo genere in Italia al quale se ne sono aggiunti poi, nel corso degli anni, altri quattro sparsi per l’Italia. Prima di salutarci e terminare la visita tornando al piano terra, Sergio vuole ricordare il suo amico e compagno di passione, Zefferino Pollione, che io ho avuto occasione di conoscere per un singolare caso in cui fu ricoverato in ospedale nella stessa stanza di mio nonno, Zefferino di nome anche lui.

Fonte: Due zaini e un camallo.