Loano, trekking urbano

In questa edizione speciale del nostro progetto di valorizzazione e scoperta del territorio, ci focalizziamo su Loano, sui suoi aspetti storici e culturali, analizzandoli al fine di proporvi esperienze turistiche e gastronomiche inedite nella forma in cui le proponiamo.

Da buoni ciceroni non possiamo che cominciare dalla storia di Loano.

Posizionato al centro della Riviera Ligure di Ponente, il territorio di Loano è parte integrante e fondamentale della Riviera delle Palme.

Non a caso il termine Riviera viene scritto in maiuscolo; la storia ci racconta che verso la fine del 1800, i più grandi viaggiatori anglosassoni lo utilizzavano per indicare il lembo di costa che da Hyères, sulla Costa Azzurra, portava sino a Lerici, nello spezzino.
Si trasforma così in un nome proprio che, per essere geograficamente distinto, deve obbligatoriamente essere « aggettivizzato » come « Ligure di Ponente » – per distinguerla dalla non molto distante « Riviera Romagnola » che, in teoria, non dovrebbe godere di tale appellativo.

Loano sorge alla foce del torrente Nimbalto, fra i comuni di Pietra Ligure e Borghetto Santo Spirito.
La sua posizione strategica, protetta da un arco di montagne di cui la più alta è il monte Carmo (1389 m), fa sì che Loano possa godere di una situazione climatica particolarmente favorevole tutto l’anno; non a caso le esperienze che vi andremo a raccontare, il trekking e tutte le correlate attività sportive, possono essere praticate 365 giorni l’anno.

Sono pochi, infatti, i giorni che si possono contare nell’arco dell’anno in cui le avversità climatiche rendono impossibile ogni tipo di pratica.
In moltissimi riferimenti turistici, eventi, manifestazioni e anche menzioni di rilevanza nazionale, accanto al nome di Loano troviamo spesso l’appellativo “isola del Ponente” o « perla del Ponente ».
I primi riferimenti storici relativi alla Loano che conosciamo oggi ci portano indietro nel tempo sino all’antica Roma. Come abbiamo imparato sviluppando il nostro piccolo e modesto progetto, il primo passo per scoprire le radici di un luogo è analizzarne il nome e focalizzarci sul suo significato. Dopo aver effettuato alcune ricerche e aver consultato svariati testi, troviamo un primo riferimento riconducibile al III secolo d.C. che individua questa parte di territorio sotto il nome di Lollianum, ovvero terra appartenente alla Gens Lollia, famiglia dedita alla vita militare nell’antico Impero romano. Sulla scala temporale siamo collocati tra il 235 ed il 284, sotto la dinastia dei Severi e durante l’ascesa al potere di Diocleziano.
Come molto spesso accade nel corso della storia i nomi subiscono delle storpiature, in questo caso Lollianum venne trasformato in Loejan e successivamente Loean, molto simile all’attuale nome dialettale Leua.

Un’altra tesi più recente, riportata sul sito istituzionale del comune, attribuisce l’origine del nome Loano all’assonanza con la denominazione Lodanum e alla località Lodo, sita in prossimità del Poggio di San Damiano (nella più vicina collina), primo insediamento medievale della zona chiamato Lodanum super podium.
Il territorio comunale è costituito da due principali agglomerati urbani: Loano e la piccola e vivace Verzi.
Per orientarci nella descrizione della città di Loano, che nel suo insieme è costituita da tanti quartieri e borgate, vi riportiamo qui di seguito una mappatura che meglio rappresenta la suddivisione locale. Come gli appellativi popolari siano rimasti intatti nel corso dei secoli, lo si vede anche nella suddivisione del territorio stesso, ogni lembo di terra ha un nome ben preciso che lo identifica. La distinzione delle zone, i nomi dei quartieri e delle località è molte volte una questione di principio per i « vecchi de Leua » che ancora oggi tengono in uso questi nomi a suggellare il loro attaccamento alla Loano di un tempo.

I rioni più noti e famosi sono spesso citati, insieme al nome della via che li attraversa, sulle targhe stradali poste ai margini delle strade.
I meno noti invece, sono talvolta citati verbalmente ma sono sempre meno tramandati alle generazioni attuali. Un punto fermo per la localizzazione riportata nella tavola illustrata di cui sopra (messa a disposizione da Andrea Calcagno dello studio Castigamatti) fa riferimento ad un estratto della Gazzetta di Loano datato 1939, « I toponimi del Comune di Loano » scritto per mano del Dott. Enrico Cavalli (1891 -1976). Il nostro itinerario urbano inizia ai margini del paese, presso il Residence Colibrì Family & Bike (www.residencecolibri.it) gestito da Luca e dalla sua famiglia (dal 1992!) Una struttura ricettiva a conduzione famigliare situata proprio fronte mare, aperta tutto l’anno. Ci troviamo a pochi passi da Pietra Ligure ove l’antico confine era segnato dal Rio Ciappe (o Rio da Fin) da cui prende il nome la Località Chiappe (4).

Probabilmente l’etimologia « Chiappe » deriva dal dialetto « ciappa » ovvero pietra, sasso piatto di notevoli dimensioni e liscio. Le pietre più piccole erano utilizzate per i muretti a secco che delimitavano gli orti che qui sorgevano numerosi e che ora sono meno visibili.
Una piacevole camminata lungo la passeggiata mare che costeggia in lunghezza la Marina di Loano, punto nevralgico del turismo marittimo ligure, ci permette di avvicinarci al centro del paese.
Sul nostro cammino incrociamo subito un porto di dimensioni notevoli che può ospitare quasi 1.000 imbarcazioni permettendo di effettuare tutte le operazioni di manutenzione e riparazione direttamente all’interno della Marina stessa, in un bacino facilmente accessibile e protetto da un’imponente diga foranea che lo rende sicuro in tutte le stagioni con ogni condizione meteomarina. A completamento dell’offerta turistica troviamo uno stabilimento balneare di circa 16.000 mq e un ristorante / pizzeria di tendenza. Appena superata quest’area, una delle prime eccellenze che offre il territorio percorrendo il nostro trekking urbano è la zona dedicata all’ormeggio delle imbarcazioni da pesca e al conseguente mercato del pesce dove, ogni mattina, è possibile assistere al rientro dei pescatori che ivi propongono i loro prodotti ittici, freschi e assolutamente a « km 0 », un vanto locale senza alcun eguale nel comprensorio.
Alcuni pescatori per implementare la loro attività principale, offrono nella stagione estiva ma anche in quella invernale, per i più temerari, il servizio di pescaturismo.
Si tratta di una vera e propria esperienza a bordo di un peschereccio per poter vivere in prima persona una parte di
giornata tipo del pescatore ligure.

Noi incontriamo un « veterano » del mare: Peppo. Pescatore professionista che a bordo della sua « Paolo il Grande » offre ormai da anni questo rodato servizio.
Ciò che si può vivere insieme a Peppo sono due momenti ben distinti della giornata. Nel pomeriggio si « calano » le reti in mare, ovvero insieme al pescatore si predispone la calata della rete o del palamito con un’uscita di circa un paio di ore, oppure si può optare per la « levataccia » all’alba che prevede il recupero in mare delle attrezzature (reti e palamiti) calati la sera o il pomeriggio precedente, in questo caso il tempo previsto per l’uscita è di circa 3 ore, effettuando la pesca vera e propria.

Per Info e prenotazioni: Peppo 347/8323922
Continuiamo a percorrere il lungomare passando davanti ad una scultura in pietra d’Aurisina, alta ben tre metri, che rappresenta il mitologico dio del mare « Il Nettuno ». Quest’opera è una fontana appartenente al « circuito delle fontane d’autore », una sorta di galleria d’arte a cielo aperto e permanente, ideato per poter portare l’arte nel quotidiano e per fornire dei punti di riferimento al turista dandogli l’occasione di compiere un giro alla scoperta della città. In totale ne contiamo 6 alle quali si aggiunge la cinquecentesca « Fontana Giovanna » nei pressi del palazzo comunale, facente parte del patrimonio storico e culturale di Loano.
Un simpatico modo per poterle ammirare tutte facendo del sano sport, camminata o corsa che sia, è seguire il tracciato ideato dalla ASD Maremontana di Loano (visionabile anche sulla loro app per smartphone); trattasi di un anello urbano di circa 4 km pensato per essere percorso da tutta la famiglia.
Proseguiamo oltre « il Nettuno » e ci dirigiamo presso un altro punto fondamentale per la vita marinaresca e sportiva della Marina di Loano: il Diving Center di Corrado Ambrosi, in attività sin dai primi anni ’90.

Questo è davvero un fiore all’occhiello che ogni anno attira moltissimi sportivi per compiere attività di perlustrazione alla scoperta del ricco fondale al largo della nostra costa ma anche per neofiti che intendono conseguire il patentino e per esperti che intendono affinare le proprie conoscenze in questa disciplina.
Al largo di Loano, tre relitti destano notevole interesse:
1 – il Tiphlis. Nave/ospedale inglese sedimentata sul fondale antistante l’Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure risalente agli anni ’40 e in buono stato di conservazione. Con le dovute accortezze è possibile entrare al suo interno dove in un grosso antro si creano suggestivi giochi di luci ed ombre. Frequente l’incontro con grosse aragoste e, nel periodo invernale, rane pescatrici.
2 – La San Guglielmo. Fu una lussuosa nave passeggeri di prima classe, trasformata in trasporto truppe durante il corso della Prima Guerra Mondiale, venne affondata per mano tedesca. Dal punto di vista subacqueo è molto interessante perchè si possono avvistare Cernie, Murene, Polpi, Scorfani e Nudibranchi.
3 – il Città Sassari. Giace su un fondo sabbioso alla profondità di circa 28 mt. davanti alla costa di Borghetto Santo Spirito. A seguito di numerosi interventi di recupero di pregevoli materiali, ha perso gran parte delle strutture superiori. All’interno, tra le lamiere rimaste, si possono trovare le tane di gronghi, saraghi, polpi, e nella poppa si trova la statua di una Madonnina che dal 2000 « vigila e benedice » tutti i subacquei che si immergono nel relitto.
Ulteriori informazioni su www.marinadiving.net Per svelare alcuni cenni storici sulla zona che stiamo attraversando, chiamata Portiglioli (6), dobbiamo fare un salto nel passato.
Il nome deriva dal dialetto Porixoè, ovvero porticciolo.
Se guardiamo bene, nei pressi dove sorge la cappella dedicata alla Nostra Signora del Loreto, venerata dai marinai (di cui vi consigliamo la visita essendo il più antico edificio medievale esistente sulla costa di Loano, risalente al periodo compreso tra il 775 e il 1171) c’è un piccolo rigagnolo, il rio Berbena, un tempo sicuramente con portata di acqua più importante rispetto ad ora.
Secondo la tradizione rurale, era consuetudine dei vecchi liguri sfruttare questi incanalamenti per creare piccoli insediamenti dove ormeggiare i gozzi e renderli facilmente accessibili per le battute di pesca; si creavano così i portixoè, porticcoli appunto.
Il rio funge ancora oggi come spartiacque tra il quartiere appena menzionato e la zona delle Peschiere (7) il cui nome probabilmente è dovuto alla presenza di vasche adibite all’allevamento di pesci in epoca rinascimentale, a cavallo tra la fine del medioevo e l’età moderna.
La nostra camminata prosegue abbandonando il lungomare e si addentra verso monte, passando in una via a senso unico che costeggia alcune basse villette (frutto del boom economico risalente agli anni ’60) fino ai pressi di un ponte romano dedicato a San Sebastiano, sul quale una nicchia ne contiene la statua votiva.
Il ponte di San Sebastiano, simbolo della contea dei principi Doria e di Loano, è detto anche “Du Niciu” (ponte della nicchia). Fu costruito per mano della casata che regnava sul feudo loanese, nel 1691, per consentire il passaggio del torrente Nimbalto dal retro di Palazzo Doria, unendo il Borgo di Dentro al Borgo Castello.
Attraversato il ponte le possibilità sono due: percorrere viale Libia passando davanti al Minigolf dei Tigli oppure attraversare Campo Cadorna proprio a ridosso delle mura, visibili tutt’ora, che delimitano l’inizio del centro storico.
Ciò che caratterizza il Borgo di Dentro (1) è che ancora oggi è possibile vederne i confini, risalenti al 1309. Voluti da Raffo Doria, figlio di Oberto e Signore di Loano, delimitano l’espansione del territorio che dal Poggio di San Damiano si estese verso la costa. In breve tempo i loanesi , protetti dalle scorrerie nemiche e dai « pirati », per mezzo della possente cinta muraria, cominciarono (oltre che a coltivare frutteti e orti), a fondare nuovi nuclei urbani e attività commerciali e manifatturiere.
Attraversiamo una delle quattro antiche (anni ’30 circa) vie d’accesso alla città per ritrovarci nei Giardini San Josemaria Escrivà siti proprio davanti all’arena estiva « Il Giardino del Principe ».
Come si evince dalla mappa (fig. sopra) datata 1808 proveniente dall’archivio storico locale, questa zona era un tutt’uno con il vicino Palazzo Doria attuale sede del Comune. Il palazzo, databile al 1578, fu residenza di Giovanni Andrea Doria e della moglie Zenobia discendente diretta della casata dei Marchesi Del Carretto. L’edificio fu realizzato secondo i criteri di « palazzo/ fortezza ». Ad ovest fu eretta una torre pentagonale a base irregolare che ripercorre quasi fedelmente il perimetro delle mura e ad est, sorse la « Loggetta » che tutt’ora si affaccia guardinga verso il Ponte San Sebastiano.
Oggi presso il Palazzo Comunale possiamo trovare, al secondo piano, un mosaico di notevoli dimensioni, rinvenuto in alcuni scavi della zona, che attesta la forte presenza romana nel feudo loanese. Questa sala è utilizzata tutto l’anno come sede di esposizioni d’arte, mostre fotografiche e molto altro.
Attualmente il Palazzo Doria, la Torre Pentagonale e la Fontana Giovanna sono tutti collocati in Piazza Italia, di recentissima realizzazione.
Alla sinistra del Palazzo, a completamento dei prestigiosi edifici che rendono l’area particolarmente importante sotto il profilo storico e culturale, troviamo la basilica intitolata a San Giovanni Battista e l’Oratorio delle Cappe Turchine.
La prima fu costruita fra il 1633 ed il 1638 e consacrata nel 1662.
Si tratta di un edificio religioso di notevole imponenza, ha forma decagonale ed occupa una superficie di 480 mq con un diametro di 75 m. La chiesa vanta interni barocchi ai quali si accede tramite un portale dove un grande bassorilievo in stucco raffigura la Presentazione al santissimo tempio. Sulla maestosa cupola (la basilica è nota anche come Cupolone) svetta a protezione della città, una statua dorata di San Giovanni Battista, patrono di Loano.
L’Oratorio accanto (detto dei turchini), appartiene alla confraternita N.S. Del Rosario fondata nel 1661. Custodisce la maestosa statua della Visitazione e numerosi crocefissi lignei che ogni anno, durante la festa del 2 luglio, vengono portati in processione per la cerimonia dell’inchino al mare.

D’obbligo una deviazione al nostro percorso per citare un altro edificio religioso che nell’alto Medioevo divenne la parrocchia del neonato « Burgo in Ripa Maris ».
L’edificio attuale sorge probabilmente sull’area della prima chiesa cristiana di Loano, anteriore perciò al 775.
Attualmente è sede della Confraternita dei Bianchi e conserva anch’essa grandiosi crocifissi, torce e bastoni usati nelle tradizionali processioni, nel Nome di Maria e della Madonna delle Grazie. Da Piazza Italia ci concediamo un piccolo tour seminascosto che ha come principio una stretta via che si snoda alle spalle della cattedrale.
Via Alla Chiesa resta oggi un bellissimo esempio di creuza locale anche se, in loanese è sbagliato definirla tale. Nel ponente genovese, dove ci troviamo, il vocabolo dialettale corretto che le identifica è muagie (muraglie appunto) pressoché identiche alle creuze.
Rese celebri dalla canzone popolare « Creuza De Ma » dell’artista genovese De Andrè, si tratta delle antiche muraglie liguri che fiancheggiano terreni e orti, solitamente volte a delimitarne i confini. Alte poco più di un paio di metri venivano erette rigorosamente a secco, con pietre locali di diversa dimensione, incastrate tra di loro senza alcun collante (in alcuni casi si utilizzava della malta).
Gli artefici di queste vere e proprie opere d’arte rurali erano nientemeno che i contadini stessi che si reinventavano muratori (massacan in dialetto). Un detto locale recita: « müa vegie mettan a pansa » testualmente « muri vecchi fanno la pancia » ossia si sformano; questo avviene perchè il terreno e le piogge a lungo andare cambiano la conformazione dei terrazzamenti. Non è raro che dopo insistenti piogge, muretti non mantenuti dai contadini locali, crollino aprendo delle voragini nella cinta. Non è questo il caso di Via Alla Chiesa, messa in sicurezza nel tempo. Percorrerla tutta è molto suggestivo, soprattutto perchè, una volta giunti quasi in fondo, si trovano gli antichi lavatoi di Loano, utilizzati dalle donne del tempo, prima dell’introduzione dell’acqua corrente nelle case, per fare il bucato. Questi luoghi erano però anche punti di ritrovo in cui la gente andava per riunirsi e socializzare.
Ci piace molto questo passaggio tratto dalla Bibliotheca Historica di Diodoro Siculo, storico vissuto tra il 90 ed il 27 a.C. circa, che descrive così il popolo ligure:

« tenaci e rudi, piccoli di statura, asciutti, nervosi…Costoro abitano una terra sassosa e del tutto sterile e trascorrono un’esistenza faticosa ed infelice per gli sforzi e le vessazioni sostenuti nel lavoro. E dal momento che la terra è coperta di alberi, alcuni di costoro per l’intera giornata, abbattono gli alberi, forniti di scuri affilati e pesanti, altri, avendo avuto l’incarico di lavorare la terra, non fanno altro che estrarre pietre…A causa del continuo lavoro fisico e della scarsezza di cibo, si mantengono nel corpo forti e vigorosi. In queste fatiche hanno le donne come aiuto, abituate a lavorare nel medesimo modo degli uomini. Vivendo di conseguenza sulle montagne coperte di neve ed essendo soliti affrontare dislivelli incredibili sono forti e muscolosi nei corpi…Trascorrono la notte nei campi, raramente in qualche semplice podere o capanna, più spesso in cavità della roccia o in caverne naturali…Generalmente le donne di questi luoghi sono forti come gli uomini e questi come le belve…essi sono coraggiosi e nobili non solo in guerra, ma anche in quelle condizioni della vita non scevre di pericolo ».

Chi ha avuto la fortuna, come noi, di conoscere i propri nonni e ancor più i bisnonni, si ritrova fedelmente nella descrizione di Diodoro Siculo, d’altronde ancora all’inizio del secolo scorso la vita era difficile per i liguri che però si sono sempre distinti per la loro fierezza.
Usciti da Via Alla Chiesa eccoci nel cuore pulsante di una Loano rustica, dove il profumo di pane appena sfornato si espande per tutto l’intreccio delle viuzze che meglio vi raccontiamo qui di seguito.
Questo concatenarsi di stradine prende il nome di “I caruggetti orbi”, costituiti da una fitta rete di piazzette e vicoli, in gran parte ciechi: da qui prenderebbe origine l’aggettivo “orbi”.
Secondo un’altra teoria, invece, l’essere “orbi” sarebbe dovuto al fatto che “non vedono mai la luce del sole” a causa della ridottissima distanza tra i palazzi. Proprio nascosti in questo labirinto troviamo laboratori artigianali che portano avanti arti e mestieri dove il « fatto a mano » è garantito dalla presenza dell’artigiano stesso.
Ve ne sveleremo alcuni più tardi!
Sempre riguardo all’antica cinta muraria, in una traversa che collega il centro storico al lungomare, si può osservare Porta Passorino, una delle quattro porte che si aprivano nella cerchia muraria e che chiudeva a ponente la strada di Mezzo attualmente Via Cavour. Il monumento identificativo di Loano conosciuto come « L’Orologio » insieme al « Cupolone », alla Torre Pentagonale, al Palazzo Doria e al convento di Monte Carmelo, formano lo skyline che meglio racchiude l’essenza di questa città. Porta Passorino però, in epoca precedente il XVIII non si presentava come la vediamo noi oggi, nel 1774 infatti le fu innalzato sopra un orologio e una torretta decorata con stemmi sabaudi.
Un particolare che si può notare nel quadrante dell’orologio della torre è l’indicazione del numero 4 scritto « IIII » (1+1+1+1) e non secondo il consueto uso « IV » (5-1).
Non si tratta di un errore ma di una scelta ben ponderata, sintetizzabile con queste motivazioni:
– Storica: la motivazione storica riguarda il sistema di numerazione dei romani, che utilizzavano solamente le stanghette, preferendo un sistema solo additivo a quello additivo-sottrattivo, introdotto poi nel medioevo.
– Religiosa: i romani non potevano utilizzare la forma “IV” per rappresentare il numero quattro perché coincideva con le iniziali del nome latino del dio Giove (Ivipeter).
– Sociale: con l’introduzione delle meridiane, la rappresentazione del quattro in formato additivo rendeva la lettura dell’ora molto più semplice per le persone prive di istruzione.
– Economica: preferire la forma IIII permetteva un risparmio dal punto di vista economico, durante la realizzazione delle componenti da applicare sul quadrante. Grazie a questa ottimizzazione si riducevano al minimo lo spreco di materiali e risorse.
Oltrepassata la porta dell’Orologio poniamo fine al tour del Borgo di Dentro e ci addentriamo nella parte più « nuova » della « vecchia » Loano, il Borgo di Fuori (2) e la zona degli Orti (2a).
« U caruggiu » principale è via Garibaldi, che corre dritto fino all’incrocio con Via Cesarea e all’archivolto Vallino, conosciuto come « Passo Du Gambin ».
Via Garibaldi è quello che volgarmente viene chiamato « budello » dai passanti, ma rivendicato a gran voce in « Caruggiu » con targhe incise su pietra del Finale poste ai margini della via stessa.
E’ qui che prende maggiormente vita la zona dello shopping, affollata all’inverosimile in estate e calma e pacifica nelle fredde mattine invernali dove i volti che si incontrano sono per lo più di famigliari, di amici o conoscenti.
Dal crocevia indicato poco sopra, il toponimo si trasforma in Via Ghilini sino ad arrivare a Piazza Massena, quindi al termine del cosiddetto centro storico.
A monte di questo itinerario una via parallela carrabile, Corso Europa, si dilunga a ritroso sino a Via Stella.
Noi scegliamo di voltare a sinistra, per goderci ciò che più attrae turisti e vacanzieri, il lungomare.
Volutamente abbiamo aspettato sino ad ora per parlarne perché il nostro intento è proprio quello di farvi conoscere ciò che ci contraddistingue per 365 giorni all’anno, e non solo nei mesi estivi. La prima cosa che balza all’occhio uscendo dalla stretta morsa delle case è la presenza di alcuni pennoni battenti un prestigioso riconoscimento.
Simbolo di qualità delle acque, dei servizi ambientali e di accoglienza offerti dalla città di Loano, la Bandiera Blu è un premio alle migliori spiagge d’Europa, che nel 2021 raggiunge la sua assegnazione per 12 anni consecutivi.
I parametri che vengono presi in considerazione dalla Bandiera Blu sono la qualità delle acque di balneazione, la depurazione delle acque reflue, la certificazione ambientale, la gestione dei rifiuti, l’accessibilità nelle spiagge, l’educazione e la comunicazione ambientale e le iniziative di sostenibilità.
Una particolarità che ci distingue dalle altre mete turistiche è che proprio a Loano, da 9 anni a questa parte, ne sventolano contemporaneamente due: una per i motivi di cui sopra e l’altra, assegnata a Marina di Loano, certifica l’approdo turistico come azienda che svolge il proprio lavoro nel pieno rispetto della gestione di tutte le tematiche ambientali.
La camminata, ora orientata verso levante, è il nostro giro di boa e prosegue baciata dal sole a fianco di tutti gli stabilimenti balneari che animano l’area nella stagione estiva.
In breve tempo siamo di fronte alla fontana d’autore, « Conversazione alla Fonte » pensata dall’autore per invitare il passante a sedersi sull’ orlo della vasca e a socializzare, poi un’altra ancora attira facilmente l’attenzione: “In cima al mondo” di Ugo Nespolo, opera in bronzo laccato; composta da una sfera da cui escono fiotti d’acqua, sovrastata dalla figura giocosa di un bambino.
Oltrepassiamo lo spazio culturale Orto Maccagli, dov’è installato un interessante pannello dedicato all’outdoor e al territorio, riportante itinerari e informazioni utili per scoprire l’immediato entroterra.
In questo punto, se ci orientiamo verso nord est, possiamo vedere una delle più belle e prestigiose case edificate all’inizio del 1700, Casa Maccagli; impossibile non distinguerla data la sua maestosità e per il classico color rosa confetto, tipico delle costruzioni liguri di un tempo. Alle nostre spalle, si erge solitario un piccolo edificio secolare, sorto a fine ‘800 come “stazione di sanità Marittima”. Qui stazionavano i preposti al controllo doganale e sanitario sul traffico marittimo, fu poi sede della delegazione di spiaggia della Guardia di Finanza. Attualmente è sede dell’Associazione Lavoratori del mare, un piccolo museo che ospita cimeli e i ricordi di vita sul mare dei loanesi.
Un trekking urbano il nostro, molto capillare che pian piano sta volgendo al termine, riservando però ancora un paio di perle.
Sul nostro sito web (www.duezainieuncamallo.com) potrete scaricare gratuitamente la traccia .GPX del percorso, che vi aiuterà a percorrerlo secondo l’ordine con cui ve lo abbiamo raccontato. E’ nostra consuetudine rendere fruibili a tutti ciò che viviamo in prima persona come se stessimo percorrendo il tragitto insieme.
Restiamo sul lungomare e procediamo in linea retta verso il molo « vecchio », caratterizzato da una costruzione posta all’estremità verso il mare, a forma di prua di nave blu.
Nelle immediate vicinanze, oltre ai giardini intitolati ai Caduti di Nassyria e al parco giochi comunale, si erge imponente il Palazzo Kursaal, sede di innumerevoli associazioni locali, della biblioteca civica e del Museo Del Mare.
Ci focalizzeremo proprio su quest’ultimo!
L’Associazione Lodanum ha realizzato da ormai molti anni, una piccola struttura di tipo museale nella quale custodisce ed espone oggetti e documentazione sulla marineria loanese e del ponente savonese. In particolare sono stati raccolti numerosi materiali storico-culturali quali libri, documenti, fotografie, modellini che testimoniano il passato marinaro del territorio. Tale patrimonio è attualmente esposto nel salone centrale del Palazzo Kursaal.
Si tratta di una retrospettiva storico-documentaristica della Loano marinara e turistica attraverso immagini, disegni, documenti e oggettistica. Le fotografie rappresentano un tracciato storico-culturale che parte dalla seconda metà dell’800 e giunge alla prima metà del ‘900. La rassegna offre immagini di inizio novecento raffiguranti l’attività di pesca, l’attività cantieristica e l’esordio dell’attività balneare. La fotografia aiuta poi a ricostruire le trasformazioni dell’economia, del paesaggio, dell’ambiente e della società nel corso di tutto il novecento fino ad arrivare agli anni ’50. Una ricca documentazione testimonia lo sviluppo mercantile, l’impulso nei traffici marittimi e la cantieristica dell’800. Nella mostra fotografica spiccano le immagini di palombari loanesi che hanno partecipato a missioni di fama internazionale, come il recupero dello Scirè a largo di Haifa.
Nell’oggettistica vanno segnalati numerosi manufatti realizzati dai marinai loanesi durante gli imbarchi sulle navi mercantili e attrezzature di cantiere, corredi da vela e una ricca collezione di materiali per le telecomunicazioni.
Un tour che merita tempo ed attenzione, un’oretta buona per esser vissuto appieno, altrimenti una toccata e fuga giusto per entrare nell’atmosfera marinaresca. Si possono fare visite guidate su prenotazione telefonando al 019/673366.
Usciti dal museo attraversiamo la strada e passiamo sotto l’archivolto di Via Giuseppe Riello che, intersecandosi con Via Boragine e Via Cavour, ci guida verso Via Doria per riportarci in piazza del comune.
Qui abbiamo appuntamento con il sindaco di Loano, Luca Lettieri che ci accompagna alla scoperta dell’importante archivio storico conservato a Palazzo Doria.
Collocato in 4 sale, contiene carteggi risalenti dalla fine del 1500 fino al 1970. Il Sindaco ci racconta che, grazie all’assegnazione di un contributo della Soprintendenza Archivistica della Liguria, l’archivio storico è stato inventariato e riordinato a cura della dott.ssa Iolanda Bovani.
L’inventario consente di risalire all’esatta collocazione dell’atto nei locali dell’archivio, rendendo più funzionale la fruizione.
Si tratta di un vero e proprio pozzo di informazioni preziose per la comunità dove si possono osservare anche gli atti più antichi databili dal 1594 al 1759. Nella prima sala sono conservati gli atti dell’Ospedale Civile, del Monastero di S. Agostino, della parrocchia San Giovanni Battista e dell’Orfanotrofio.
Tra i volumi più preziosi ci vengono proposti alla visione:
il testamento di Pietro Richeri: il più antico del 1605
il testamento di Giuseppe Repetto del 1864
Nelle sale adiacenti sono presenti registri di protocollo, lavori pubblici, elezioni amministrative, atti di ufficio di conciliazione, atti contabili dell’ente, registri catastali di epoca napoleonica, registri delle proprietà rurali e di fabbricati, atti relativi alle mutazioni delle proprietà fondiarie e di fabbricati, ruoli per l’imposta sui territori e sui fabbricati, domande di volture catastali, note di passaggi di proprietà ed un pregevole e importante editto napoleonico dove con Decreto n.62 del 1807 si istituisce il catasto del Regno d’Italia.
Proprio in questo volume abbiamo recuperato la copia della mappa del centro di Loano datata 1808 (catasto napoleonico) riportata in qualche pagina prima.
Nel complesso si tratta di una preziosa risorsa di valenza storico/culturale senza eguali in tutta la provincia.
Terminata questa visita e salutato il sindaco riprendiamo a camminare passando dinnanzi alla Fontana Giovanna (di epoca cinquecentesca) e alla Torre Pentagonale che lasceremo poi alle spalle per attraversare il passaggio a livello e la via Aurelia.
Imbocchiamo dunque Via Sant’Agostino e ci dirigiamo nella borgata « Prati e Braia » (14) di cui a livello locale si è quasi del tutto persa la conoscenza del nome.
Proprio in questa località sorge un altro edificio tanto caro ai loanesi risalente sempre al periodo dei Doria, parliamo della Chiesa Santa Maria della Misericordia, volgarmente chiamata Chiesa di santa Rita e sant’Agostino.
La sua fondazione risale al 1582 per volontà di Zenobia Del Carretto, di cui vi abbiamo raccontato poco fa.
Si tratta del primo imponente complesso religioso costruito a Loano dai Doria, sulle fondamenta di una cappella ed un piccolo convento precedente dei Minimi, anch’esso realizzato dai Doria.
Il convento in realtà fu terminato solo nel 1604. La chiesa si presenta con una facciata molto semplice, un ingresso centrale più ampio e due laterali scolpiti in pietra di Verezzi. Sul portale una lapide ricorda i committenti costruttori, la principessa Del Carretto e il principe Giovanni Andrea Doria I. L’interno è tripartito da due file di colonne in pietra di Verezzi e si presenta come una preziosa galleria d’arte cinquecentesca che è stata da poco restaurata. A destra della chiesa fu eretto il convento, intorno al chiostro. In passato dal convento all’ingresso posteriore di Palazzo Doria correva un viale alberato, di cui oggi restano solo alcune sbiadite fotografie storiche (collezione G.B. Cepollina)

Il percorso della devozione dei Doria si completa con il Convento del monte Carmelo che rappresenta una delle opere più interessanti del tardo manierismo ligure.
Per raggiungere il monastero dei carmelitani scalzi dobbiamo attraversare una delle zone loanesi ancora adibite a campi agricoli: Via dei Fei attraversa l’omonima borgata (17).
Siamo a levante del fiume Nimbalto, fonte primaria di acqua per l’irrigazione dei campi dove l’etimologia « Dei Fei » deriva da figaretum, ovvero luogo coltivo a fichi. Raggiungiamo l’imponente complesso ecclesiastico che sovrasta la collina del Costino (25) attraversando un perfetto esempio di architettura romana ben conservata, il ponte che collega il convento al « Burgu », ovvero Borgo Castello (3).
Si tratta di un nucleo abitato molto antico, facente parte del vecchio agglomerato medievale, dove erano insediate tutte quelle attività necessarie al sostentamento del feudo. All’interno di alcune case e cantine ci sono resti di gumbi (frantoi), fornaci, stalle e abbeveratoi.
Borgo Castello era dotato di acqua corrente grazie al Beo del Principe, un innovativo sistema del quale è possibile ancora oggi vederne i resti.
Passando dalla piazza del borgo, prendiamo il primo caruggio alla nostra destra e ci immettiamo in una via ai piedi di una non troppo impegnativa salita.
Speculare alla rampa acciottolata che vi sale dal lato opposto, il viadotto è la via di comunicazione principale per raggiungere Monte Carmelo, che vi racconteremo più avanti in un articolo dedicato. Giunti al piazzale di Monte Carmelo possiamo vedere ed ammirare (solamente da fuori ahinoi) il prestigioso Castello Doria, attualmente di proprietà della famiglia Percassi.
Luca ha avuto il piacere e la fortuna, perchè di caso fortuito si parla, di averlo potuto visitare in occasione della giornata FAI nel lontano 2016.
Il Castello svetta in posizione dominante con splendida vista mare. Risale ai primi del 1200 quando viene edificato come recinto fortificato a destinazione militare, con i primi Doria assume poi la funzione di residenza dei feudatari.
Solo nel XVI – XVII secolo, a seguito di importanti ristrutturazioni volute dai signori dell’epoca, prende vita la forma attuale di palazzo rinascimentale. Venduto ai Fieschi nel 1505 e riconsegnato ad Andrea Doria dall’imperatore Carlo V nel 1547, viene gestito dall’illustre famiglia fino al 1736 anno in cui diviene parte del Regno di Sardegna. La proprietà ospita 11 camere da letto, una sala da biliardo, il salone delle feste, una cappella di famiglia, antiche carceri e un’ ampia e indipendente zona di servizio, oltre ad un parco privato di circa 1,7 ettari con piscina e dependance, un eliporto e un borgo finemente recuperato.
Inutile raccontarvi della splendida vista sul mare, tanto non possiamo salire sulla terrazza ad ammirarla! Ai piedi del Carmelo e a lato del Borgo Castello una stradina stretta, via Padre Enrico, è l’epilogo del nostro itinerario urbano pensato per farvi scoprire Loano.
Ultima lunga serie di muretti a secco a costeggiare campi incolti e alcune proprietà dei monaci ci accompagnano nella zona delle Vignasse (5) dove già dal nome si può intuire che la loro prerogativa sono i vigneti.
Fonte: Due zaini e un camallo.